Come sempre, è necessario presupporre una divisione tra i due principali indirizzi dell'eloquenza: asianesimo e atticismo. Egesia di Magnesia si occupo' di eloquenza e fu il fondatore della tendenza asiana. Venne a crearsi così, una tendenza all'insegna della magniloquenza, baroccheggiante, con un grande utilizzo di figure retoriche; questa tendenza ha due sottocorrenti:una più moderata e l'altra più radicale. In contrasto con questo tipo di oratoria ne sorse un'altra, il cosiddetto atticismo, all'insegna di uno stile più sobrio, asciutto, lineare, il cui modello era Lisia.
Questo movimento attecchì molto a Roma e in particolar modo in Cesare. I maggiori esponenti dell'atticismo furono: Dionisio di Alicarnasso e Cecilio di Calacte. Nel loro momento storico avvenne il passaggio dalla Repubblica al Principato così l'eloquenza come arte del foro venne a svilupparsi solo all'interno delle scuole; questi due scrittori promossero lo sviluppo dell'eloquanza nelle scuole. Dionisio ebbe in Demostene il suo modello: pieno di pathos,mentre Cecilio ebbe come modello Lisia. Questi autori composero dei manuali utili per la scuola.
In questa fase, gli scontri sulla retorica, la letteratura e la filosofia, riguardano l'educazione dei giovani e non più la vita della città. Nella letteratura si diffondono due indirizzi: quello apollodoreo e quello teodoreo: i primi seguivano Apollodoro di Pergamo che era peripatetico e analogista: interpretava la retorica come una scienza basata su leggi rigide e immutabili. Il suo alter ego e' Teodoro di Gadara: questi era anomalista e stoico e interpretava la retorica come un'arte dipendente dalle qualità soggettive dell'oratore.
Queste diverse opinioni hanno senso in quanto ci troviamo nel momento in cui a Roma governano i Flavi, ed in particolare Vespasiano, che fonda la scuola pubblica. Vespasiano crea, all'interno delle scuole, delle cattedre di eloquenza, una delle quali sarà in mano a Quintiliano.
Nell'ambito di queste polemiche letterarie e retoriche, possiamo inserire l'unico trattato di critica letteraria dell'antichita classica di cui non conosciamo l'autore: il trattato si intitola "L'anonimo Sul Sublime". Possiamo collocare questo trattato nel I sec d.C. ed i suoi contenuti trovarono coronamento nella Neosofistica.
Le caratteristiche che ci permettono di collocarlo in questo periodo storico sono: l'attualità della polemica e la decadenza della retorica e dell'oratoria pubblica. Questa polemica sarà sviluppata in Tacito nel "Dialogus de Oratoribus". Un altro elemento di collazione riguarda l'assonanza con Teodoro di Gadara. Il trattato espone le caratteristiche di un'opera letteraria attraverso dei confronti con opere precedenti, come quella Omero e la "Genesi". L'autore giunge a dire che cinque sono le fonti del sublime: due sono più importanti: l'elevatezza del pensiero e l'ardore del pathos; le altre tre sono la capacita' del servirsi delle figure retoriche, la nobiltà espressiva e l'ordine compositivo.
Questo trattato mostra una grande sensibilità estetica ed influì sul pensiero tedesco di Kant e Lessing; in Italia ha influito su Benedetto Croce.
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